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Finalità sito

Il sito www.parlandodivulcani.it, a chi serve e perché?

Attraverso questo sito mi propongo di fornire corrette ed utili informazioni a quei cittadini desiderosi di conoscere alcuni aspetti di fenomenologie naturali, insieme alle loro storie, presenti nell’area in cui vivono; un territorio, ad esempio, come quello campano in cui si registrano: eventi vulcanici, sismici, frane, alluvioni e movimenti lenti del suolo come il bradisismo flegreo.
Certamente non mi è servito per fare carriera nell’ambito universitario come non servirà ulteriormente per darmi quel tono di scienziato e per essere considerato tale.
Ho lasciato il mondo accademico nel 2010, sereno di aver svolto un ruolo di docente e di ricercatore da non buttare via, anche se, a riguardo, il commento migliore resta sempre “ai posteri l’ardua sentenza”. Dopo tanti anni vissuti attivamente nell’università ho imparato che dal mondo accademico non bisogna aspettarsi Riconoscimenti in vita, forse questi sono possibili, e non sempre, post mortem.
Ma perché hai creato questo sito, qualcuno potrebbe chiedermi?
La mia risposta più serena e sincera è nella seguente considerazione:“……… anche se preceduto negli ultimi duemila anni da una serie notevole di personaggi e di contenuti scientifici espressi da illustri autori (Strabone, Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, Sir Hamilton, Johnston Lavis, F. Zambonini, G. De Lorenzo, A. Rittmann, A. Scherillo) non mi sembrava che si fosse sviluppato, nella cultura accademica napoletana, l’albero della Vulcanologia. Pertanto anche considerando una storia pregressa della Vulcanologia di significativo valore scientifico, questa non mostrava le stabili radici di un albero che bisognava soltanto sfoltire e cimare per far entrare al suo interno il calore irradiato dal sole. Bisognava invece partire dalla fondamenta per cominciare a costruire un albero che avesse le caratteristiche di stabilità culturale nel tempo! Questa constatazione, anche se amara, non mi spaventò e forte dell’entusiasmo giovanile iniziai con molta pazienza a costruire, piantando alcuni semi culturali, una mentalità vulcanologica, dapprima fra i colleghi e poi fra gli studenti che apprezzarono, questi ultimi, l’impegno profuso. Alla fine, con questa mia azione durata un trentennio, posso dire di aver obbedito al mio maestro che, con la sua richiesta del concorso a cattedra per la Vulcanologia, desiderò darle dignità come disciplina autonoma e di conseguenza non più sorella povera della Petrografia. Ho cercato, durante questi trent’anni, di EDUCARE PIUTTOSTO CHE ISTRUIRE. Ritengo di essere riuscito nell’intento e sono convinto che la Vulcanologia sia attualmente stabile e ben valutata nell’Ateneo Fridericiano……”.
Qualcuno potrebbe considerare questo virgolettato come un autoriconoscimento; invece rappresenta una onesta verità se si considera il notevole gruppo di attuali cinquantenni, presenti nel mondo delle Scienze Geologiche sia in quello accademico sia in quello di ricerca, che ha seguito le lezioni del corso di vulcanologia, tenute dal sottoscritto, nel trentennio 1980-2010. A confronto, io da studente di geologia, non avevo mai fatto escursioni nelle aree vulcaniche napoletane in quanto, qualche anno fa, erano ritenute valide e formative unicamente quelle escursioni che si svolgevano su rocce sedimentarie!
Allora a cosa serve ulteriormente questo sito?
Quando ho lasciato l’università (31/10/2010) improvvisamente mi sono trovato culturalmente disoccupato e nel contempo ancora desideroso di lavorare essendo come sempre attratto verso il mondo della ricerca, ma mi mancavano gli strumenti che solo il mondo accademico ti può dare: il Colloquio/dibattito culturale con i colleghi, non solo del tuo mondo scientifico, e la Biblioteca.
In primis, non potendo più svolgere la consueta attività di ricerca, ritenni giusto ed utile scrivere un Testo di Vulcanologia per gli studenti in quanto, nell’ambito dei testi didattici per il corso di laurea in Scienze Geologiche esistenti, questo era completamente assente. È bene considerare che il mio testo “Il Vulcanismo Esplosivo” nasce dopo quello di Alfredo Rittmann “I Vulcani e la loro attività” edito nel 19671, ben dopo 50 anni!! c’è da chiedersi perché in tanto tempo non era nato un testo di vulcanologia per il corso di laurea in Scienze Geologiche? Sarebbe una dissertazione molto lunga2 e forse non coerente con questo scritto!
Come normalmente accade per ogni attivo ricercatore, avevo anche io, nei miei cassetti, ben nascosti alcuni scheletri che non venivano alla luce in quanto trattavano argomenti, anche se culturalmente validi, di non facile collocazione letteraria, come ad esempio “I Granai Imperiali” di Pozzuoli, “Il Piperno” di Soccavo e Pianura, articoli questi presenti nel sub-sito Curiosità Flegree. Non esiste ancora a tutt’oggi una rivista che tratti stabilmente argomenti per i Geositi!
E poi… é bene dirlo! anche perché stufo di aspettare lunghi mesi per ricevere, talvolta stupidi, commenti dai referee delle riviste scientifiche! sono ormai convinto che posso fidarmi del referee “me stesso” e propormi pertanto ai vari lettori presenti nel variegato mondo culturale. Oggi non mi interessa più parlare ai vulcanologi o aspiranti tali, oggi desidero far conoscere l’affascinante mondo della vulcanologia, attraverso un corretto scientifico uso della parola, all’uomo della strada in quanto, essendo uscito finalmente dalla Torre d’Avorio dell’università con giacca e cravatta, sono da considerare uno dei tanti che si incontra per strada in maglietta e giornale lungo le vie del mondo.
Nell’ambito di questa libertà, per un vulcanologo3 l’obiettivo principale risiede nel fare comprendere agli altri che l’oggetto “vulcano attivo” si posiziona stabilmente nel territorio e, più in generale, nell’ambiente in cui si dimora; pertanto il vulcano non come elemento naturale a parte, ma come elemento immerso nella realtà quotidiana.
Certo un vulcano attivo, per definizione, è pericoloso ma non bisogna temerlo, anzi bisogna conoscerlo per convivere con esso anche per comprendere le sue periodiche crisi da cui non bisogna fuggire ma prendere le dovute ed opportune distanze. Ma per prendere le opportune distanze bisogna conoscere il fenomeno naturale: il Vulcano Attivo nel suo insieme sia quando, inserito nell’ambiente, questo lo migliora con la sua intensa vegetazione dovuta alla fertilità dei terreni, sia quando le autorità preposte, attraverso le informazioni fornite della sorveglianza (h.24), comunicano alla popolazione lo stato di pericolosità. In conseguenza di ciò la Protezione Civile opererà, con l’aiuto dell’esercito, attraverso un programma stabilito preliminarmente, ai fini della salvaguardia del Valore Esposto. Questo in teoria, purtroppo l’attuale stato dell’arte è molto diverso! (vedi Hotel Rigopiano, 17/01/2017!!!!)
Quando l’on. Zamperletti si inventò la Protezione Civile, i giornali e la diffusione mediatica raffigurarono l’onorevole con un ombrello aperto sotto il quale c’era la popolazione italiana. Se è vero che questa raffigurazione esprimeva bene il concetto di Protezione Civile è anche più vero che Zamperletti intendeva che gli italiani si riparassero anche con i loro ombrelli, secondo il detto: aiutatevi che la P.C. vi aiuta! Ma la parola “aiutatevi” vuol significare che il popolo deve essere cosciente dell’emergenza presente e di conseguenza sa cosa fare e come comportarsi! E qui, “Casca l’Asino”, è l’ostacolo, la difficoltà.
Il cittadino per sapere cosa fare e come comportarsi deve Conoscere; per conoscere deve essere educato fin dalla piccola età; il che significa che deve essere resa stabilmente obbligatoria, per una regione geologica come quella del territorio italiano, l’educazione ambientale in tutte le scuole di ordine e grado. Solo così potremmo essere sicuri che le future generazioni sapranno affrontare le pericolosità naturali e sviluppare un sano concetto di Solidarietà: Tutti per uno Uno per tutti!... e non più Ignoranti.
Il cittadino, a riguardo, ha l’obbligo di migliorare le proprie conoscenze al fine di evitare che un Pericolo Naturale possa portare disgrazie ma soprattutto perdita di vite umane. La Natura va compresa e rispettata e, per comprenderla, non ci si può affidare unicamente alla filosofia del “poi si vedrà”…………

 

 

 


1) A sua volta questo libro era una traduzione fedele di un testo, sempre dello stesso autore, scritto in lingua tedesca nel 1933.
2) Ne riparleremo un’altra volta.
3) Non più Prof. di Vulcanologia!

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